L’attentato al doge
Era l’11 marzo del 1430, un sabato di Quaresima. Francesco Foscari, il doge di Venezia, stava camminando ignaro del fatto che di lì a poco sarebbe stato colpito in pieno volto da un folle. Il Serenissimo Principe, secondo alcune fonti, si trovava in compagnia degli ambasciatori senesi e dei membri della Signoria. A un tratto un giovane patrizio veneziano gli fece cenno di volergli parlare. Quel giovane era Andrea Contarini, esponente di uno dei tanti rami della famiglia Contarini, e celava in sé oscure intenzioni.
Quando i due furono abbastanza vicini, Contarini pugnalò il doge con un bastone di legno appuntito. Non riuscì a colpire la gola ma sfigurò Francesco Foscari in pieno volto tra naso e labbro inferiore. Gli ambasciatori reagirono subito portando in salvo il Foscari, mentre l’attentatore cercò di scappare. Il Contarini tentò invano di fuggire, poiché le guardie lo presero. La ferita del doge sanguinava copiosamente, ma dopo la visita del medico il Serenissimo Principe seppe che non aveva nulla da temere.

Ritratto del doge Francesco Foscari (da Wikimedia Commons)
La confessione di Andrea Contarini
Condotto nella camera del tormento dove il Consiglio dei Dieci lo interrogò, Contarini confessò: aveva cercato di uccidere il doge per vendicare suo padre. I magistrati, tuttavia, non reputarono attendibile questa dichiarazione. Infatti, il padre del giovane era morto da molti anni e in circostanze estranee alle vicende del Foscari. Scoprirono, inoltre, che l’attentatore da qualche mese aveva dato segni di squilibrio mentale.
Marin Sanudo ci dice che, forse, vi erano anche motivazioni legate a una presunta negazione del posto di capitano al Contarini. Era stato proprio il doge a negarglielo:
Nonostante avesse riconosciuto la follia del ragazzo, il severo Consiglio dei Dieci lo condannò a morte. Contarini finì impiccato tra le colonne di piazza San Marco con la mano destra recisa e attaccata al collo.
Chi cercò di uccidere il doge?
Le vere motivazioni di Contarini non vennero a galla in modo chiaro e forse non sapremo mai il motivo che mosse il giovane a compiere tale atto. Resta il fatto che intorno al doge vi erano delle nuvole nere foriere di non trascurabili malumori nei suoi confronti. Negli hoverbox qui sotto vedremo quali sono le motivazioni più probabili dietro al tentato assassinio del doge Francesco Foscari.
La nemesi: i Loredan
In gioventù, prima ancora che divenisse doge, Foscari ebbe a scontrarsi con Pietro Loredan, un promettente ammiraglio della Serenissima. L’alterco fu così sentito dai due che nacque una vera e propria rivalità. Questo odio reciproco intaccò col passare del tempo anche i rispettivi familiari che cercarono in tutti i modi di ostacolarsi politicamente e fisicamente. Si dice che il doge arrivò ad avvelenare lo stesso Pietro e suo fratello, mentre i parenti di Loredan furono probabilmente implicati nelle accuse e negli arresti del figlio del doge, Jacopo, e nelle dimissioni di Francesco.
Immagine: Gentile e Giovanni Bellini, Predica di San Marco ad Alessandria (da Wikimedia Commons)
Famiglie povere, famiglie ricche
All’inizio del XV secolo nell’aristocrazia veneziana cominciò a prodursi una frattura: si delineò sempre di più la distinzione tra famiglie ricche e famiglie povere. Le famiglie ricche erano composte da grandi mercanti che traevano le loro immense ricchezze dall’Oriente con navi e fondaci di loro proprietà. Le famiglie che rimasero escluse da tutto questo si impoverirono e potevano sperare al massimo in un impiego statale presso cariche pubbliche di scarso valore politico ma remunerate pecuniariamente. Andrea Contarini faceva forse parte di questi ultimi e vedendosi negare dal doge la carica di capitano si vide togliere probabilmente anche la sua fonte di sostentamento.
Immagine: Vittore Carpaccio, Disputa di Santo Stefano (da Wikimedia Commons)
Se vui el farete doxe, de breve sareti in guerra
Il titolo è una frase di Tommaso Mocenigo, doge prima di Foscari. Egli temeva che dopo di lui sarebbe stato eletto proprio il Foscari, suo oppositore politico. Mocenigo era legato agli interessi in Levante e vedeva di cattivo occhio la proposta di Francesco di cominciare una guerra contro i Visconti di Milano. Le guerre erano molto dispendiose e distruttive ed erano sempre incerte. Pertanto, il Mocenigo aveva ammonito il patriziato veneto circa il rischio di perdite economiche causate da guerre sul suolo italiano. Morto Mocenigo, fu eletto doge il Foscari e molte delle profezie dell’ex doge si avverarono.
Immagine: Vittore Carpaccio, Leone di San Marco, particolare (da Wikimedia Commons)