Tutela di boschi, tutela di interessi
Da sempre la Serenissima dimostrò interesse per la tutela dei propri boschi. Limitare il disboscamento e attuare politiche di rimboschimento era la maniera di garantire precisi interessi dettati da bisogni molto spesso vitali per Venezia. Questi bisogni erano sostanzialmente quattro:
- mantenimento dell’assetto idro-geografico lagunare;
- approvvigionamento di legna da ardere;
- reperibilità di materiali per l’edilizia;
- rifornimento di legna per l’Arsenale e i vari cantieri navali presenti in città.
Mantenimento dell’assetto idro-geografico
La conformazione della laguna aveva fornito a Venezia una posizione strategica invidiabile. Infatti, l’ambiente lagunare fatto di profondi canali, secche improvvise e zone paludose rendeva praticamente impossibile attaccare la città via terra e via mare. Evitare che la laguna si interrasse per opera dei fiumi era, quindi, di vitale importanza. Gli alberi presenti sulla zona della gronda lagunare svolgevano, in questo senso, un compito prezioso: le radici trattenevano il terreno e aiutavano a regolare i ritmi e i percorsi dei fiumi.
Verso gli anni della seconda metà del ‘500 il governo della Serenissima decise di lasciare una fascia di boschi intorno alla laguna di circa un chilometro e mezzo di larghezza. Questi boschi, oltre a fornire protezione dall’interramento della laguna, erano rifugio per animali che venivano poi cacciati. Similmente, sulla costa (grossomodo nella zona intorno a Caorle), gli alberi facevano in modo che la forza del Mar Adriatico non se ne “mangiasse” alcune porzioni. Nel ‘200 il governo si preoccupò di preservare la pineta costiera tra Caorle e Cavallino proprio per evitare questo.
Protezione delle spiagge
Protezione delle spiagge
A protezione dei litorali la Repubblica di Venezia costruiva delle “palade”. Erano strutture fatte principalmente di legno, che trattenevano il terreno e limitavano l’erosione della costa da parte delle correnti adriatiche. Queste opere assieme al mantenimento dei boschi costieri assicuravano a Venezia una funzionante difesa contro i flutti del mare.
Legna da ardere
Venezia era una città ricca di attività artigianali. Alcune tra le più importanti, come la fabbricazione del vetro, del sapone e delle stoffe colorate, necessitavano di moltissima legna da ardere nelle fornaci e nei laboratori. Inoltre la città era popolosa e in inverno bisognava garantire l’afflusso di grandi quantità di legname per evitare che il prezzo della legna schizzasse alle stelle.
La legna da ardere era ricavata soprattutto dalle zone costiere e dalla gronda lagunare, le stesse zone che era necessario proteggere. Questo metteva in atto un “braccio di ferro” tra magistrature incaricate di preservare i boschi e quelle incaricate di rifornire la città di legna da ardere. Spesso le più alte autorità dello Stato erano costrette ad intervenire per prendere delle decisioni ora in favore di un bisogno ora dell’altro. In secoli più recenti si cercò di rifornirsi di legna da ardere in Istria.
Materiali per l’edilizia
Le case e i palazzi veneziani sono in buona parte costruiti con il legno che arrivava dal Cadore. Gli ottimi abeti e larici erano impiegati nell’edilizia come travi, tavole e altro. A Venezia, inoltre, per costruire le fondazioni di dimore, chiese e ponti era necessario consolidare il terreno. Pali di legno lunghi più di tre metri erano conficcati nel terreno molle fino a che non incontravano uno strato di argilla e sabbia duro e resistente. Sopra questi pali erano poste delle tavole che fornivano la base per le fondamenta degli edifici.
Legna per l’Arsenale e i cantieri navali
Trattandosi di una potenza marittima, è impossibile, quando si parla di Venezia, non trattare il tema della sua flotta. Le navi veneziane erano tra le migliori per via della maestria degli artigiani che le realizzavano e per via dell’ottimo legname impiegato per costruirle. Per ogni parte di una singola nave era necessario usare legni di tipi diversi. Lo scafo era fatto con legno di rovere che arrivava dal Montello e dal bosco istriano di Montona. Le parti emerse della nave erano fatte in larice o abete ed erano fatte con alberi provenienti principalmente dal Cadore. I remi delle famose galee veneziane erano fatti con il legname proveniente dal Cansiglio.

Scafi in lavorazione all’Arsenale, XVIII secolo (da Wikimedia Commons)
Misure contro il disboscamento
Difendere gli alberi era per Venezia essenziale e perciò cominciò a fare delle sorte di inventari dei boschi a sua disposizione. Fin da tempi remotissimi decise anche di vietare il disboscamento di alcune zone, sanzionando i trasgressori. Verso la fine del ‘400, la Serenissima incoraggiò il rimboschimento obbligando chiunque disponesse di terreni ad impiantare un certo numero di alberi. I tronchi usati per l’edilizia e per la costruzione delle navi e per le palade arrivavano via fiume su zattere dal Cadore, dal Montello, dal Cansiglio e via mare da Montona, in Istria.
Il video racconta del tragitto degli zattieri sulla Piave che portavano a Venezia la legna dal Cadore.