A chi non è capitato di dover rispettare un certo tipo di dress code per poter entrare in certi luoghi? Certamente uno degli accessori più richiesti in queste situazioni è la cravatta. Ma da dove deriva l’usanza di annodare al collo un pezzo di stoffa?
Un accessorio militare
In origine questo accessorio rispondeva ad altre esigenze, non certo a quella di donare un tocco di classe ed eleganza a chi la indossava. La prima testimonianza dell’accessorio infatti, è pervenuta nelle statue di terracotta a grandezza naturale rappresentanti i soldati cinesi dell’imperatore Qin Shih Huang-di del III secolo a.C. Il fazzoletto annodato al collo aveva la funzione di proteggere il soldato dagli agenti atmosferici e da eventuali abrasioni provocate dall’armatura. Del medesimo scopo erano i pezzi di stoffa portati attorno al collo dai legionari romani rappresentati sulla colonna Traiana a Roma. I soldati che parteciparono alle campagne contro i Daci all’inizio del II secolo a.C. portavano il cosiddetto focale, a tutti gli effetti una sorta di cravatta ante litteram. Dall’epoca tardoantica l’utilizzo di questa sorta di sciarpa o fazzoletto sembra cadere in disuso fino all’età moderna. Infatti, è nel corso del Seicento che questo accessorio riappare per poi affermarsi definitivamente fino ai giorni nostri.

Cavalieri romani con focale raffigurati sulla colonna Traiana a Roma, II secolo a.C. (da Wikimedia Commons)
Il ritorno della cravatta in età moderna
Durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648) i soldati provenienti dalla Frontiera militare croata, reclutati dal re francese Luigi XIII per combattere le truppe imperiali, indossavano una sciarpa annodata intorno al collo. Non è casuale dunque che, secondo la ricostruzione più accreditata, il termine ‘cravatta’ tragga origine proprio da hrvat, ‘croato’. Per questo motivo l’accessorio si sarebbe adattato al francese cravate e sarebbe giunto fino ai giorni nostri grazie alla diffusione di tale usanza da parte degli ufficiali francesi. Questi ultimi trovarono l’utilizzo del fazzoletto al collo sia pratico che di grande eleganza grazie anche alla possibilità di aggiungervi pizzi e frange di materiali più o meno preziosi. Il sovrano francese Luigi XIV, Re Sole, contribuì alla diffusione della cravatta aggiungendo alcuni nodi di seta dai colori vivaci da cui ricadevano larghi nodi di mussola o di pizzo. Perciò, dalla metà del XVII secolo, l’accessorio entra nelle stanze delle lussuose corti reali europee e cambia definitivamente la propria funzione principale.

Ritratto di Re Luigi XIV (da Wikimedia Commons)
Un simbolo di eleganza e appartenenza sociale
Dopo la sua comparsa nel corso del Seicento, la cravatta inizia a diffondersi negli ambienti aristocratici europei e nelle colonie oltre Oceano nel secolo dei Lumi per affermarsi in maniera massiccia durante l’epoca romantica. L’Ottocento infatti, è a tutti gli effetti il periodo d’oro dell’accessorio, utilizzato dal modello principale del dandismo: George “Beau” Brummel (1778-1840). Considerato l’arbitro dell’eleganza londinese nei primi decenni del XIX secolo, Brummel era solito portare pregiate cravatte bianche di mussola o di batista e annodarle secondo un preciso rituale. Riportato dal biografo dello stesso dandy inglese, il rito prevedeva precisi gesti e manovre per rendere il colletto sempre unito e mai sciupato grazie anche all’utilizzo di un particolare amido. Attraverso l’influenza di Brummel vennero pubblicati alcuni trattati che ebbero come oggetto la cravatta e descrivevano vari metodi per annodarla al collo e una serie di pratici consigli sull’uso di questo accessorio.
Il sorgere di numerosi trattati di cravattologia era frutto di un utilizzo sempre più diffuso dell’accessorio in Europa. La classe borghese, tesa a ricoprire posizioni lavorative sempre più importanti e in crescita a livello numerico, determinò l’aumento produttivo di cravatte, simboli di appartenenza ad una classe socio-economica elevata. La rapida trasformazione del modo di vivere della popolazione, soprattutto quella urbana, e il processo di massificazione della moda furono determinanti per l’affermazione della prima versione della cravatta moderna. La maggior parte degli uomini avvertiva l’esigenza di portare una cravatta facile da annodare, confortevole: nacque così la cravatta lunga e stretta. Questo modello, ispirato alla semplice bandana annodata attorno al collo, rappresenta a tutti gli effetti lo stadio precedente della cravatta attuale.
Di seguito potete conoscere informazioni riguardo ad alcuni tipi di cravatta nel tempo!
Una questione di genere?
Da sempre indossata quasi esclusivamente da uomini, la cravatta ha assunto nel corso dei secoli il sinonimo di virilità. Tuttavia, già dall’epoca del re francese Luigi XIV, l’accessorio fu indossato da una donna: l’affascinante Louise de La Vallière (1644-1710), una delle amanti del sovrano. L’iconografia tradizionale rappresentava la duchessa francese con una fascia di prezioso tessuto attorno al collo. Se nel corso del Seicento la cravatta veniva indossata dalle donne per mera estetica grazie ai preziosi, morbidi e, talvolta, brillanti tessuti, dalla metà del XIX secolo l’accessorio inizia ad assumere una valenza sociale non indifferente. Le prime esponenti del movimento femminista, infatti, non temerono di annodarsela al collo come segno di emancipazione e di rivendicazione dei propri diritti. Tra le prime donne che portarono la cravatta ci furono George Sand (1804-1876) e Flora Tristan (1803-1844).

L’attrice francese Colette fotografata nel suo appartamento a Parigi, 1934 (da Wikimedia Commons)
Anche nel corso degli anni Settanta del secolo scorso le donne portavano la cravatta assieme ai jeans e alla maglietta allo scopo di affermare la propria uguaglianza nei confronti degli uomini. Talvolta, nel corso del Novecento e anche nei primi anni Duemila, la cravatta è diventata simbolo di tendenza omosessuale non nascosta, ma ostentata con serenità.
Al giorno d’oggi l’accessorio è da ritenersi a tutti gli effetti un elemento indistintamente utilizzato da tutti i generi. In numerose circostanze infatti, è richiesta la presenza della cravatta per poter accedere a determinati luoghi o cerimonie come nel caso dell’accesso a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica Italiana. O ancora, è obbligatorio indossarla negli ambienti militari e spesso viene inserita all’interno di numerose divise di lavoro sia per uomini che per donne: si veda, ad esempio, il caso delle hostess di volo.