In copertina: “Raccolta di miele”, Tomba di Rekhmire (da Flickr)
La nascita dell’apicoltura
Un dipinto rupestre trovato in Spagna già 7000 anni fa testimonia che la caccia al miele era già diffusa allora, ma la nascita dell’apicoltura è più difficile da datare. L’apicoltura è una pratica agricola sofisticata che richiede conoscenze specifiche. Le prime civiltà che potrebbero aver praticato tale professione sono i sumeri, le popolazioni dell’Anatolia e dell’Europa centrale e gli Egizi. Delle conoscenze in apicoltura di quest’ultimi abbiamo molte prove: già nella piramide di Niuserra, faraone della quinta dinastia dell’Antico Regno, c’era una stanza chiamata “La camera delle stagioni” in cui viene raffigurato un uomo inginocchiato che tiene un oggetto con la mano sinistra e tiene la mano destra a coppa sull’estremità di un’arnia. Alcuni studiosi ritengono che l’oggetto nella mano dell’uomo possa essere un’affumicatore (usato tuttora dagli apicoltori per stordire e tranquillizzare le api), e che quindi l’apicoltura fosse già praticata e conosciuta approfonditamente.
Il miele come tributo
La tomba di Rekhmire, visir di Thutmose III, è piena di incisioni e riferimenti alla lavorazione del miele. I visir erano funzionari di alto rango, autorità principale delle varie professioni, e quindi anche degli apicoltori. Nella sua tomba è incisa la frase: «riceve grano e miele nel tesoro del tempio e sigilla ogni cosa preziosa nella casa di Amon, nel suo ufficio di Supervisore dei Segreti», e si possono trovare disegni di contenitori di miele a forma di diamante.

Tomba di Rekhmire (da Flickr)
L’utilizzo gastronomico del miele
Il papiro Salt 825, scritto circa 2300 anni fa, suggerisce che gli egiziani sapevano che c’era un legame tra le api e le piante. Nel papiro si legge che l’ape «si occupava dei fiori di ogni pianta». La traduzione più recente di Manassa recita: «Non appena tutte le api sono state modellate, il suo lavoro nei fiori di tutti i campi è venuto all’esistenza». Crane ha tradotto l’interpretazione francese di Derchain come: «il suo compito era [lavorare sui] fiori di ogni pianta». Nella tomba settecentesca di Rekhmire, proprio a destra della scena dell’apicoltura c’è una scena che mostra la fabbricazione di torte al miele. L’alimento veniva anche spalmato sul pane e usato come dolcificante per birra e vino durante il periodo greco-romano.

Tomba di Menna (da Flickr)
Le proprietà curative del miele
Nella medicina dell’antico Egitto il miele era molto importante. La conoscenza dei medici egiziani delle piante e dei loro usi nel trattamento di tutti i tipi di malattie, soprattutto al tempo della conquista persiana dell’Egitto, era considerata tra le migliori del mondo. Persino Ippocrate e Galeno riconoscevano che parte della loro conoscenza medica proveniva dall’Egitto. Durante il secondo secolo dopo Cristo, Clemente di Alessandria enumerò 42 libri egiziani di conoscenza umana. Sono menzionati più di 900 trattamenti nei vari papiri medici, e di questi, circa 500 usano il miele come ingrediente per il trattamento di problemi respiratori, problemi digestivi e parassiti.
Gli dei associati alle api

Ra in uno dei muri del tempio (da Flickr)
l mito delle api create dalle lacrime del Dio del Sole Ra non è il più antico mito che riguarda le api. Il papiro Salt 825 risale infatti al 300 a.C. mentre le divinità Neith e Nut hanno legami ancora più antichi con le api e il miele. La dea Neith era associata alla regione del Delta, che era rappresentata con un geroglifico di un’ape. Era la madre di tutte la vita e nel Mito dell’Occhio del Sole essa riesce a chiamare l’ape regina usando un flauto di canna. Un’altra divinità associata alle api è la dea Nut, dea del cielo e madre di tutti gli dei. I testi che parlano di lei affermano che essa appaia sotto la forma di un’ape.
Il viaggio verso l’aldilà
Le api hanno anche un ruolo nella letteratura funeraria dell’antico Egitto. Nel Libro degli Inferi viene spiegato che in una fase del viaggio detta “l’ottava ora”, entrando in una caverna si sente il suono di uno sciame d’api. Nella tomba di Menna di Rekhmire e di Nakht sono stati ritrovati dei registri che elencano i tributi necessari per assicurare che il defunto riesca a passare all’aldilà e in tutte e tre le tombe è rappresentato il vaso di miele.
Conclusione
L’uso del miele come tributo agli Dei, il ritrovamento del miele fra gli oggetti che dovevano accompagnare il morto nel viaggio verso l’aldilà, le continue associazioni trovate fra dei e api e la presenza delle api nel mito del viaggio verso l’aldilà ci fanno capire quanto fosse importante il miele e il mondo delle api per la cultura egizia, che è stata capace di anticipare la conoscenza delle proprietà benefiche del miele e il riconoscimento della loro importanza nei processi di impollinazione delle piante. Accorgerci oggi di questo può aiutare ad accrescere un senso di responsabilità nei confronti di un animale sempre più in pericolo a causa dell’inquinamento e dei pesticidi.