Il vetro è sempre stato, fin dai primordi della civiltà, un materiale che ha attirato l’attenzione dell’uomo per la sua trasparenza, malleabilità e impermeabilità. Ma come si è diffuso il vetro e come è arrivato fino a noi?
Il vetro nell’antichità

Tavoletta di Tell Umar, Iraq (da BM Images)
Già 7000 anni fa, in età neolitica, per fabbricare oggetti come raschiatoi e lame per armi veniva utilizzata l’ossidiana, un vetro di origine vulcanica che si trova in natura. Successivamente, intorno al III millennio a.C., i Sumeri scoprono il materiale vetroso sotto forma di pasta vitrea e incominciano a produrre oggetti in vetro utilizzando le prime rudimentali tecniche.
La prova scritta piu antica dell’esitenza del vetro arriva da Tell Umar, un sito archeologico a sud di Baghdad. Qui si trovava la città di Seleucia al Tigri, fondata da Seleuco l intorno al IV secolo a.C. In questo sito è stata trovata una tavoletta in scrittura cuneiforme, che riporta una ricetta per il vetro rosso. Nella tavoletta si ribadisce fra l’altro che il testo è scritto volutamente in forma “oscura” per essere dicifrabile solo da artigiani o personale specializzato, che conosce i termini del mestiere. Questo ci dice che, oltre all’esistenza di terminologie specializzate, in Mesopotamia il vetro veniva prodotto già nel 1400-1200 a.C.
Gli ingredienti fondamentali per la produzione del vetro antico erano: un agente fondente sodico (spesso ceneri di piante cresciute lungo le spiagge), la silice e un agente stabilizzante (conchiglie marine ricche di bicarbonato di calcio). Molte scoperte archeologiche possono farci dedurre che il vetro venisse utilizzato per la fabbricazione di gioielli e bigiotteria per le classi più elevate, ma anche per oggetti ornamentali come vasetti e contenitori. In Egitto, invece, è stato rinvenuto un bellissimo calice a forma di fiore di loto che riporta il nome del faraone Thutmose III. È il calice di vetro più antico al mondo, datato intorno al 1450 a.C. e conservato presso la collezione di arte egizia del Museo di Monaco di Baviera.
La tecnica della soffiatura
Nel I secolo a.C. in Asia Minore, presso le città della Fenicia, nasce la “tecnica della soffiatura”, utilizzata anche ai nostri giorni. Questa lavorazione del vetro, più facile, veloce ed economica, rese il vetro disponibile ad un più largo pubblico di acquirenti. Con questo sistema la pasta vitrea (o bolo) viene scaldata e applicata a un tubo lungo e sottile sul quale l’artigiano soffia per dare alla pasta la forma voluta. Tornando nel mondo occidentale, in età augustea si diffonde ulteriormente la produzione e il commercio del vetro. Abbiamo ora notizia dei primi vetri per finestre, molto spessi e opachi. In questo periodo vengono prodotti anche lussuosi bicchieri impreziositi con elaborate decorazioni e, dal III secolo d.C., inizia la produzione delle lucerne in vetro, che restano in commercio per tutto il Medioevo.
Un’altra innovazione del periodo è il riciclaggio dei vecchi oggetti in vetro, poiché reperire le materie prime era ancora difficile e costoso. Di quest’attività sono stati scoperti vari reperti archeologici. Ad esempio, nel 1987 è stato ritrovato il relitto di un’imbarcazione romana del II secolo d.C., affondata a 6 miglia al largo dell’isola di Grado (Gorizia), nominata Julia Felix. La nave aveva al suo interno oltre 600 anfore che contenevano una notevole quantità di vetro in frantumi, destinato alla rifusione. Il riciclo del vetro era infatti una pratica comune e molto vantaggiosa dal punto di vista economico, perché i frammenti vitrei fondono a una temperatura minore, consumando quindi meno combustibile.

Reperti in vetro soffiato del I secolo d.C. esposti presso il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina, nel Castello Sforzesco di Vigevano, Pavia (da Wikimedia Commons)
Il vetro nel Medioevo
Durante il Medioevo gli strumenti e le tecniche di soffiatura per la lavorazione del vetro cambiano poco. Il vetro grezzo era prodotto in pochi centri costieri specializzati, che si trovavano vicino alle spiagge (Egitto, Siria e in Italia a Pozzuoli, vicino Napoli). Da qui era trasportato nei numerosi piccoli centri per essere rifuso e lavorato. Nel VII-VIII secolo troviamo una riduzione dei traffici, che porta a un incremento di produzione vitrea ottenuta dalla rifusione di rottami di vetro, a cui viene aggiunto il vetro grezzo. Tuttavia, le produzioni non sono mai interrotte e i maestri vetrai continueranno la loro attività, come dimostrano gli oggetti in vetro rinvenuti presso delle tombe longobarde del VI e del VII secolo a Cividale del Friuli. In questo periodo, un importante impiego del vetro è il suo utilizzo nelle decorazioni architettoniche per edifici di pregio, come le vetrate delle cattedrali.
Il vetro a Venezia

Lampadario in vetro di Murano a Ca’ Rezzonico, Venezia (da Wikimedia Commons)
Nell’isola di Torcello sono stati trovati i primi resti riconducibili alla lavorazione del vetro a Venezia: una fornace databile tra l’VIII e il IX secolo. Dal XIII secolo si hanno poi documenti che riportano notizie dell’importazione dal Medio Oriente di materie prime e rottami di vetro, che provano l’esistenza di un completo ciclo per la preparazione e la fusione della miscela vitrea e per la lavorazione dei manufatti.
Sappiamo che nel 1291 i vetrai veneziani si trasferiscono da Rialto all’isola di Murano, per allontanarsi dal centro della città a causa del pericolo di incendi portato dalle fornaci. Venezia diventa in quel periodo uno dei più importanti e raffinati centri di arte vetraria dell’Europa occidentale. Proprio a Murano, il vetraio Angelo Barovier a metà Quattrocento inventa un vetro incolore, di altissimo pregio: il cristallo.
Ma il vetro di Murano non veniva esportato solo nei paesi europei. La sua qualità lo rendeva un prodotto molto richiesto all’estero, anche dallo storico “nemico” della Serenissima: l’Impero Ottomano. Da alcuni documenti del tempo, sappiamo che nel 1569 vennero vendute 900 lampade da moschea, in vetro soffiato di Murano, al Gran Visir Sokollu Mehmed Pascià, braccio destro di Solimano il Magnifico.
Il vetro dall’età moderna ad oggi
Nell’età moderna appaiono le prime pubblicazioni organiche sulla lavorazione del vetro e verso la fine secolo XVII abbiamo importanti innovazioni tecniche. Tra queste, in Inghilterra viene scoperto il vetro al piombo e in Francia la colatura del vetro su tavola. Dalla seconda metà dell’Ottocento anche il vetro entra nella produzione industriale con il forno continuo a bacino, scoperto dal tedesco Friedrich Siemens. Pochi anni dopo, all’inizio del Novecento, un inventore statunitense di nome Owens inventa la macchina automatica per la soffiatura delle bottiglie. Nel 1925, due ingegneri inglesi brevettano una macchina per la produzione del vetro cavo e nel 1950 viene inventato il sistema a galleggiamento per la produzione del vetro “Float”, utilizzato per la produzione del vetro piatto. Questo vetro è ancora oggi la tipologia più diffusa, ricoprendo circa il 90% della produzione mondiale.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 l’Anno Internazionale del Vetro. A Venezia sono state programmate numerose conferenze e manifestazioni per celebrare quella che ora viene definita l’Età del Vetro.