Un mercato di lusso
Se vivessimo a Venezia nel Medioevo e un giorno decidessimo di andare a comprare qualcosa al mercato di Rialto, quali sarebbero i prodotti più costosi che vi troveremmo? Magari dei gioielli, oppure delle vesti di seta, o delle pellicce pregiate. Di sicuro, una grandissima varietà di spezie.
Non solo questione di gusti
Oggi le usiamo quasi esclusivamente in cucina, per dare più sapore ai nostri piatti, ma funzionava così anche nel passato? Sì, e non solo. Dall’antichità fino all’inizio dell’età moderna le spezie hanno trovato molti usi diversi, che le hanno rese una delle merci più care presenti sul mercato.

Un mercato di spezie a Istanbul (da Wikimedia Commons)
Già allora, esse venivano utilizzate in molte ricette, ma in maniera differente: mentre i nostri palati delicati ci spingono a dosarle con attenzione, gli uomini e le donne del Medioevo abbondavano nelle quantità e nei generi usati insieme, preferendo gusti più sofisticati e forti. A differenza di quel che si pensa, questa tradizione non serviva per coprire il cattivo sapore di carni andate a male (sarebbe costato meno sostituirle), ma affondava le sue radici nei gusti di greci e romani. Allo stesso modo, dall’antichità giungeva anche l’uso delle spezie nella religione e nella farmacologia: nel primo caso, basti pensare all’incenso e alla mirra, presenti in moltissimi riti; nel secondo a medicine come la triaca, un composto di più di cinquanta spezie che si pensava fosse capace di curare morbi e malanni. Infine, non bisogna dimenticare il fascino donato loro dai luoghi esotici da cui provenivano: terre come l’India o l’Indonesia, che gli Europei conoscevano solo grazie alle storie incredibili di viaggiatori come Marco Polo.
Le tappe
Come potevano giungere quintali e quintali di spezie fino in Europa da posti tanto lontani? Proviamo ad analizzare le tappe di questo lungo viaggio.
Raggiungere il monopolio
Mentre i primi tratti di questo percorso erano gestiti da molti stati e città diversi, l’ultimo, quello dall’Egitto all’Europa, finì via via nelle mani di poche potenze, fino a diventare monopolio quasi esclusivo della Repubblica di Venezia.

La presa di Costantinopoli nel 1204, rappresentata da Tintoretto (da Wikimedia Commons)
Questo processo non fu lineare, e venne contrastato a lungo dalle altre repubbliche marinare (in particolare Genova e Pisa) e dalle varie potenze rivali del Mediterraneo, come il Regno d’Aragona o l’Impero Bizantino: con quest’ultimo, in particolare, Venezia visse un rapporto travagliato, poiché esso dava frequentemente sostegno alle altre città per contrastare la sua forza economica. Nel corso del Duecento, dopo la vittoria della quarta crociata contro Costantinopoli, Venezia poté finalmente costruirsi un impero coloniale nel Mediterraneo e iniziare a sfruttarlo per ampliare i propri traffici commerciali. Ci vollero però più di due secoli per riuscire a ottenere un vero predominio nei commerci con l’Oriente, che sarebbe arrivato solo nel Quattrocento.
Nel frattempo, la rotta che abbiamo conosciuto visse alcuni momenti crisi: tra la seconda metà del XIII e la prima del XIV, essa subì la concorrenza della Via della Seta, nata in Asia Centrale grazie alla pace imposta dall’Impero Mongolo; nella metà del XV, invece, vi fu un rallentamento dovuto all’espansione dell’Impero Ottomano e alla caduta di Costantinopoli. Fu alla fine del Quattrocento, però, che nacquero i veri problemi.
L’avvento dei Portoghesi
Nel 1498, dopo un viaggio di alcuni mesi intorno al continente africano, una piccola spedizione di Portoghesi guidata da Vasco da Gama giunse in India. Al loro ritorno, le navi erano cariche di spezie comprate sul posto, e quindi a un prezzo molto più basso di quello veneziano. In laguna si diffuse subito una grande preoccupazione, motivata dalle chiare intenzioni portoghesi di imporre un proprio monopolio.
Questo obiettivo per alcuni decenni sembrò anche raggiungibile, ma in seguito la presenza dell’Impero Ottomano (che si era ormai esteso fino al Mar Rosso e all’Oceano Indiano) e le difficoltà nel bloccare i commerci della rotta tradizionale permisero a Venezia di tornare a fiorire per quasi tutta la seconda metà del Cinquecento. Un rinnovato successo che, sfortunatamente, non era destinato a durare.
Nuove mode
Seppure il Portogallo fosse entrato in crisi alla fine del Cinquecento, non stava a Venezia il compito di prenderne il posto, ma a due nuove potenze che iniziavano in quegli anni ad espandersi nell’Oceano Indiano: l’Inghilterra e l’Olanda, con le loro rispettive Compagnie delle Indie Orientali. Con la propria forza militare, esse riuscirono a imporre un nuovo monopolio, grazie al quale inondarono di spezie i mercati europei, fino a farne crollare i prezzi. Dopodiché, vista la diminuzione dei profitti provenienti da questi traffici, cominciarono a concentrarsi su altri prodotti, come tè, caffè, tabacco e cacao.
Sarebbero stati questi i nuovi beni di consumo che avrebbero plasmato le abitudini europee nei secoli a venire, prendendo il posto che le spezie avevano all’interno della società e mantenendo una grande importanza fino ai nostri giorni.