Sono molto varie le storie di coloro che nel tempo hanno dato il proprio contributo alla diffusione delle innovazioni, permettendo ad esse di viaggiare insieme a loro. Molti di loro erano filosofi, scienziati o altri studiosi, che portarono con sé le proprie teorie e le proprie idee; a volte invece erano inventori, ingegneri, figure pronte a offrire le proprie conoscenze pratiche nella forma di nuove tecnologie e di grandi progetti. Uno di loro, tra i più famosi e controversi nella Storia, fu il fonditore ungherese Orbán, realizzatore dei grandi pezzi di artiglieria che nel 1453 distrussero, un colpo dopo l’altro, le mura di Costantinopoli.
Le origini
Non si conosce molto delle sue origini: sembra provenisse dall’attuale Brașov, città transilvana del regno di Ungheria, e che fosse di etnia ungherese o valacca. Abile costruttore di cannoni, nel 1452, di fronte all’imminenza di un nuovo tentativo di assedio da parte degli Ottomani, Orbán si recò a Costantinopoli per offrire i propri servigi all’imperatore Costantino XI: quest’ultimo, però, decise di rifiutarli, non potendo dargli lo stipendio e le materie prime richieste.
L’offerta del Sultano

“Entrata di Maometto II a Costantinopoli” di Benjamin Constant, 1876 (da Wikimedia Commons)
Orbán a questo punto non poté rifiutare l’offerta giuntagli dall’altro lato della barricata: uno stipendio quattro volte superiore, che il giovane sultano Maometto II gli avrebbe pagato per mettere in campo delle armi capaci di infrangere la cinta muraria della città. Non dobbiamo pensare però che gli Ottomani non conoscessero le armi da fuoco: già dalla fine del ‘300, infatti, l’utilizzo di queste nuove artiglierie si era iniziato a diffondere nei Balcani e in Anatolia, da una parte arrivando dall’Europa, e dall’altra giungendo dall’Impero Mamelucco; anche Costantinopoli pare ne fosse stata testimone, durante l’assedio ottomano terminato nel 1402.
Queste armi però non avevano avuto un ruolo così importante come sarebbe successo nel 1453. Orbán, messosi all’opera, costruì diversi pezzi di artiglieria per il sultano, e uno in particolare l’avrebbe consegnato alla Storia: una bombarda lunga otto metri, capace di sparare palle di pietra pesanti 600 chili alla distanza di un miglio. Per trasportarla ci vollero due mesi, sessanta buoi e duecento uomini che le spianassero la strada: riusciva a sparare solo sette volte al giorno, ma ogni colpo infliggeva enormi danni alle mura di Costantinopoli. Mentre i difensori di volta in volta cercavano di rattoppare i settori crollati, i tiri continuavano, settimana dopo settimana, lenti e implacabili, dando il loro sostegno agli assedianti.
L’uomo che diede le fondamenta a un impero
Tutti sappiamo come andò a finire: il 29 maggio 1453 l’Impero Ottomano conquistò la propria nuova capitale, ponendo fine alla millenaria storia dell’Impero Romano d’Oriente. Eppure Orbán non poté assistere a questo finale, al quale la sua arma aveva tanto contribuito: fu infatti proprio un’esplosione di uno dei suoi cannoni (incidente non raro tra chi faceva il suo mestiere) a ucciderlo insieme agli uomini addetti all’arma, durante le fasi finale di assedio. Il suo lavoro però non sarebbe rimasto senza ulteriori conseguenze: pochi anni dopo la vittoria, Maometto II avrebbe fatto costruire una grande fonderia (Tophane) nelle vicinanze del quartiere di Galata, per fornire il suo esercito di nuove artiglierie; nel frattempo, molti altri europei avrebbero deciso di seguire l’esempio di Orbán e di mettersi al servizio dei sultani, aiutandoli a costruire uno dei più potenti imperi dell’età moderna.

La fonderia di Tophane oggi, nell’omonimo quartiere di Istanbul (da Wikimedia Commons)
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