Da ottomane …
Poco si parla della storia dell’Impero ottomano e della Turchia repubblicana in Italia. Ancora meno si parla della storia delle donne in questi contesti. Eppure, quando si tratta di comprendere i processi di emancipazione femminile, la Turchia è un paese ricco di storia e di spunti interessanti. Si tratta di un contesto in cui patriarcato, religione, processi di secolarizzazione ed emancipazione si fondono in una continua lotta per determinare la posizione della donna nella società.

Mahpeyker Sultan, figura chiave del “Sultanato delle donne” (da Wikimedia Commons)
Quando si pensa all’Impero ottomano, in cui l’Islam era la religione di Stato, si potrebbe credere che la donna fosse sempre vissuta in una condizione di subalternità rispetto all’uomo. Sarebbe però un errore affermare ciò, più dovuto alla nostra percezione contemporanea della religione musulmana. In realtà, durante il periodo ottomano molte donne riuscirono ad ottenere posizioni di potere.
Si può fare l’esempio del “Sultanato delle donne”, un periodo storico a cavallo tra XVI e XVII secolo, in cui le madri e le spose dei sultani ebbero una forte influenza sulle decisioni politiche dell’Impero. Inoltre, bisogna ricordare che, già dalla fine del Settecento, i sultani misero in atto un importante processo di riforme modernizzatrici chiamato Tanzimat. Queste riforme portarono anche a una discreta emancipazione delle donne ottomane: molte poterono andare a scuola, scrivere sui giornali e partecipare alla vita politica.
… a turche

Mustafa Kemal, poi chiamato Atatürk (da Wikimedia Commons)
L’Impero ottomano però era ormai alla fine dei suoi giorni. Con la conclusione della Prima guerra mondiale e col crollo dell’Impero, si prospettava un futuro di invasione e amministrazione occidentale nei territori che avevano fatto parte della Sublime Porta. Non fu però così per la Turchia, grazie alla Guerra di indipendenza guidata da Mustafa Kemal. Mustafa Kemal, poi chiamato Atatürk, riuscì a sconfiggere l’invasione greca e ad allontanare le potenze europee dal territorio, fondando nel 1923 la Repubblica di Turchia.
In pochi anni, Atatürk mise in atto un velocissimo processo di modernizzazione del paese. La Turchia voleva lasciarsi alle spalle il passato ottomano e mostrarsi come una nazione secolarizzata e forse anche europea. Tutto cambiò: la lingua, l’abbigliamento, i costumi e anche la condizione delle donne. Grazie alla modernizzazione, le donne acquisirono sempre più diritti, come il diritto di voto già nel 1934. Ma quando l’emancipazione femminile è decisa dallo Stato, non tutte le catene che imprigionano le donne si rompono. Esempio di ciò è un’importante eroina turca, prima aviatrice e figlia dello stesso Atatürk: Sabiha Gökçen.
Di seguito, una giustapposizione di due foto, una di una donna ottomana e una di una donna turca. Potete utilizzare il cursore per svelare l’immagine sottostante, se da computer, oppure spostare manualmente la riga bianca da telefono e da tablet.
La figlia dei cieli
Sabiha Gökçen è ancora oggi ricordata come una delle figure chiave dell’emancipazione della donna in Turchia. Figlia adottiva di Atatürk, si distinse subito per la sua intraprendenza. Fu la prima donna a diventare aviatrice in Turchia all’inizio del Novecento e, inoltre, detiene il record come prima aviatrice militare al mondo. Ma la sua storia non è fatta solo di conquiste. Se solamente aver fatto parte dell’esercito, e quindi aver partecipato ad operazioni militari, la può rendere una figura discutibile, bisogna anche tener conto che il suo ruolo è strettamente legato al volere del Governo.

Sabiha Gökçen con Atatürk (da Flickr)
Abbiamo già visto che il Governo di Atatürk stava apportando riforme modernizzatrici in Turchia. Questo soprattutto perché, volendo crearsi un’immagine contrapposta all’Impero ottomano, cercava di scappare da quell’incapacità di stare al passo coi tempi che era stata la rovina della Sublime Porta. L’emancipazione delle donne serviva quindi a un preciso scopo del Governo e non era stata portata da una rivendicazione delle donne stesse. Ciò significa che poteva essere gestita e limitata dal potere politico, nel caso si fosse rivelata scomoda.
Questa catena governativa sarà un elemento ricorrente nella vita di Sabiha Gökçen, come per tutte le donne turche. Ma per capire gli effetti che ha avuto sulla vita dell’aviatrice, è meglio conoscere la sua biografia, che potete vedere in questo video:
Le identità di Sabiha Gökçen
Come abbiamo potuto vedere dal video precedente, la vita di Sabiha è stata un esempio rivoluzionario per le donne in Turchia. Sabiha non era solo una donna forte e intraprendente, ma era anche un esempio da seguire per le nuove donne turche. Certo, essere la figlia di Atatürk le permise di poter intraprendere la sua carriera militare, che non era accessibile ad altre donne, soprattutto se provenienti da estrazioni sociali più povere. Nonostante tutto, Sabiha incarnava in sè una serie di qualità che potevano essere utili al Governo. Infatti, in quel processo chiamato nation building in cui lo Stato crea l’identità nazionale, Sabiha fu molto utile come elemento esemplare per la nuova identità che le donne turche dovevano assumere.
Ma quali furono le identità di Sabiha Gökçen? Passate col cursore sopra le seguenti immagini per svelare il testo sottostante, oppure cliccateci sopra se da telefono:
Figlia
Figlia
L’identità di Sabiha sarà sempre legata a quella del padre. Verrà sempre vista come la figlia del presidente, un’identità che anche gli altri turchi dovevano assumere. Dopotutto, “Atatürk” significa “padre dei turchi”.
Soldatessa
Soldatessa
Se Sabiha potè diventare un’aviatrice militare, è anche perché la Turchia voleva essere vista come una nazione militare. Infatti, una famosa frase turca, «Her Türk asker doğar», in italiano significa «Ogni turco è nato soldato».
Turca
Turca
Sabiha era l’esempio per la nuova identità turca, moderna e secolarizzata. Anche il suo ruolo nell’operazione a Dersim, un luogo visto come arretrato, rappresentava la lotta della Turchia contro il passato ottomano.
Ciò che possiamo imparare da Sabiha Gökçen
Anche se abbiamo visto che la creazione dell’identità di Sabiha fu uno strumento politico, ciò non significa per forza che la sua esperienza non sia utile anche oggi. Certamente molti elementi della sua vita possono non essere condivisibili, soprattutto la sua partecipazione alla lotta contro la ribellione di Dersim. Però, se analizzata da un punto di vista critico, la figura di Sabiha Gökçen può darci molti spunti interessanti per riflettere.

Protesta contro l’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul (da Wikimedia Commons)
Per prima cosa, a partire dagli anni Settanta la sua immagine fu essenziale per molte studiose turche per criticare ciò che viene chiamato “femminismo di Stato”, ovvero un’emancipazione della donna promossa e controllata dal Governo stesso, e di conseguenza aiutò a portare avanti gli studi di genere in Turchia. Tra loro possiamo ricordare nomi importanti come Şirin Tekeli, Şule Torun e Ayşe Gül Altınay. In questo modo, Sabiha servì non più come strumento per il Governo, ma come strumento in mano alle stesse donne turche per capire la propria posizione sociale e rivendicare i propri diritti e la propria individualità.
In secondo luogo, l’intraprendenza di Sabiha e la sua capacità di rompere gli schemi di genere può fare la differenza anche oggi, in un momento in cui le donne turche hanno sempre meno diritti. Ricordiamo che nel marzo di quest’anno la Turchia è uscita dalla Convenzione di Istanbul, che dal 2011 protegge le donne contro la violenza di genere. Attualmente, la violenza contro le donne in Turchia è in costante crescita: alla data di pubblicazione di questo articolo, 160 donne turche sono state uccise solo nel 2021.
Una continua lotta per le donne turche

Manifestazione femminista a Istanbul, 8 marzo 2020 (da Wikimedia Commons)
In un momento così delicato per la situazione della donna in Turchia, forse è utile ricordare l’esperienza di Sabiha Gökçen, per quanto complessa. La sua immagine di donna emancipata può aiutare a tenere a mente che la Turchia è una repubblica laica, fondata sui principi del kemalismo e in cui la donna è parte fondamentale della società. L’attuale presidente Recep Tayyip Erdoğan, in carica dal 2014 e che da anni sta facendo regredire la Turchia soprattutto per quanto riguarda i diritti dei cittadini, e in questo caso delle cittadine, sta spingendo per ritornare alla presunta “gloria” della popolazione turca durante l’Impero ottomano. Una gloria fasulla, che si basa su un mito dell’Impero completamente diverso dalla realtà storica.
Allora, ricordare l’origine della Repubblica, di cui Sabiha è una delle icone più importanti, può aiutare a contrastare questa retorica. Sabiha ha dimostrato che l’emancipazione delle donne turche è possibile, per quanto lenta e difficile, per quanto a volte bisogni arrivare a dei compromessi. La sua vita dimostra anche l’importanza della storia delle donne. Ricordiamoci del nostro passato senza romanticizzarlo, prendiamolo sia nei suoi lati positivi che in quelli negativi. Solo così possiamo avere le basi per far sì che le donne siano finalmente libere, in Turchia e nel resto del mondo.
Premendo il seguente bottone, potete accedere al monumento digitale per le donne vittime di violenza in Turchia. Il numero in grande, continuamente aggiornato, riporta il conto delle vittime nell’anno corrente.