In copertina: Raffaello Gambogi, Gli Immigranti, olio su tela, 1893.
Una breve biografia
Giuseppina Croci nasce nel 1863 a Castano Primo, un paesino nella campagna milanese. Figlia di un piccolo fabbricante di spazzole, la protagonista di questa storia è famosa per essere diventata una delle prime donne a lavorare in una filanda cinese come operaia specializzata. La giovane donna, infatti, lavora per cinque anni ad una filanda nella città di Shanghai: dal 1890 al 1895. L’operaia milanese accetta la proposta di lavoro del suo datore, Daniele Beretta, il quale dal 1888 gestiva una nuova filanda di proprietà di una grande impresa britannica. Allora ventisettenne, Giuseppina Croci decide di salpare verso l’estremo Oriente probabilmente per sfuggire al proprio destino: fare la donna di casa e prendersi cura dei propri fratelli.
Dopo cinque anni di lavoro come assistente di filanda, la donna decide di tornare in Italia, a Castano Primo. A trentadue anni arriva a casa ancora nubile, un’anomalia per la società cattolica italiana di fine Ottocento. Ben presto però, sposa Pietro, un ex maresciallo dei carabinieri più vecchio di lei di qualche anno. Dall’unione dei due nasce Carlotta, una maestra che ha saputo mettere mano al testo del diario di viaggio, correggendolo e conservandolo. Infine, la nipote di Giuseppina, Pierabruna Bertani, all’inizio degli anni Duemila ha deciso di darlo alle stampe per mantenere vivo il ricordo dell’esperienza di un’operaia italiana di fine Ottocento.

Donne al lavoro alla filanda, fine XIX secolo (da Wikimedia Commons)
Le prime tappe del viaggio
Giuseppina parte da Genova il 9 giugno 1890 a bordo di un bastimento tedesco. Le aspetta un viaggio per mare non privo di insidie di oltre trenta giorni. Nel corso della traversata, la ventisettenne lombarda tiene un diario di bordo nel quale annota gli spostamenti e gli scali dell’imbarcazione assieme alle proprie riflessioni personali, i propri stati d’animo e le difficoltà incontrate.
Dopo la partenza dal porto genovese, la nave compie una prima fermata il 14 giugno a Said, all’imbocco del canale di Suez. La donna ha un primo approccio con la cultura araba e non esita a descrivere gli usi e i costumi dei residenti di Porto Said. Il bastimento riprende il viaggio la mattina del 16 giugno imboccando il canale di Suez. Una volta attraversato, l’imbarcazione si dirige verso est, navigando le acque del Mar Rosso. Giuseppina Croci descrive quest’ultimo come «il più cattivo di tutti» ed esprime il proprio malessere nelle pagine del diario: in particolare, sottolinea la mancanza di appetito e il caldo insopportabile. Dalle pagine risulta interessante il punto di vista della viaggiatrice, che molto spesso cerca di paragonare i luoghi visitati con quelli di casa. Questo incontro con nuove culture e tradizioni sembra talvolta spaventare l’operaia lombarda, che non esita a comunicarlo sul suo diario. Angela ci legge un passo tratto dal diario di Giuseppina Croci, nel quale descrive «i morri della Bissinia» incontrati a Porto Said.
L’approdo in Asia
Dopo lo scalo del 21 giugno ad Aden, nell’attuale Yemen, il bastimento naviga per il Mar Arabico fino a toccare la sponda occidentale dell’odierno Sri Lanka, approdando al porto di Colombo la mattina del 29 giugno. In quegli otto giorni di spostamento da Aden a Colombo, Giuseppina Croci lamenta il fatto di non aver nè dormito nè mangiato, condividendo il malessere con il resto dei viaggiatori a bordo della nave. La viaggiatrice descrive la città portuale facendo paragoni con quelle italiane: si sofferma sui mezzi di trasporto presenti. Inoltre, l’autrice narra il modo di vestire dei residenti, individuando il materiale dei capi indossati e dimostrando, così, di essere una filandina già esperta.
Il 29 giugno la nave riparte alla volta di Singapore. Qui, dopo diversi giorni di navigazione in mare aperto, la Croci riporta la descrizione degli scaricatori di porto. Successivamente, evidenzia come la città risulti per certi aspetti familiare ai luoghi italiani. In particolare, la presenza delle rotaie le suscitano emozioni contrastanti: dapprima gioia e in un secondo momento nostalgia di casa. Da sola, senza sapere neanche una parola di mandarino e di inglese, si ritrova a migliaia di chilometri da casa in un Paese che, forse per la prima volta dopo essere salpata da Genova, le ricorda nostalgicamente casa sua.

Emigranti italiani, fine XIX secolo (da Wikimedia Commons)
L’arrivo a Shanghai
La mattina dell’8 luglio, la nave tedesca riparte verso l’ultimo scalo prima della meta finale. Ad Hong Kong, dopo altre giornate in cui il mare mette alla prova la forza fisica ed il temperamento della giovane donna, si narra lo spavento provato di fronte alla confusione tra barcaioli e passeggeri.
La sera del 12 luglio, il bastimento salpa da Hong Kong alla volta di Shanghai, destinazione finale di questo lungo viaggio. Secondo il programma originario, lo sbarco al porto cinese avrebbe dovuto avvenire nella tarda mattinata di giovedì 17 luglio. Tuttavia, l’operaia milanese, essendo a conoscenza dell’arrivo di un battello postale, decide di anticipare di oltre mezza giornata l’arrivo a Shanghai imbarcandosi sul vaporino. Suo malgrado, la sera del 16 luglio, la viaggiatrice non trova nessuno ad aspettarla al porto e pertanto, è costretta a trovare una soluzione alternativa per raggiungere la sua nuova sede di lavoro. Le ultime pagine del diario raccontano le difficoltà incontrate nel relazionarsi con i residenti cinesi, i quali riescono a condurla a destinazione. Giunta in piena notte alla filanda, si sente finalmente al sicuro.
Nella mappa qui di seguito, si possono ripercorrere le tappe della viaggiatrice operaia e leggere alcuni passaggi tratti dal suo diario personale.
Una viaggiatrice atipica
Il caso di Giuseppina appare atipico: una giovane donna, nubile, senza alcuna conoscenza dell’inglese e del cinese e priva di ogni esperienza di viaggio, decide di compiere una traversata a bordo di una nave straniera. Il fatto che sia da sola a viaggiare alimenta ancora di più la portata dell’impresa. Forza, coraggio e fede sono i concetti che emergono in maniera più frequente dalla lettura del diario personale. L’esempio della viaggiatrice si inserisce in un contesto più ampio: nei decenni a cavallo tra XIX e XX secolo infatti, nel Regno d’Italia, si verifica un grande ondata migratoria. Tuttavia, la maggior parte degli emigrati risultano essere di sesso maschile, i quali abbandonano la penisola italiana per trovare maggior fortuna all’estero, soprattutto nel continente americano.

Planisfero di fine XIX secolo (da Wikimedia Commons)
Il diario risulta essere una preziosa fonte per molti aspetti storici. Il libro di Giuseppina Croci rappresenterebbe un esempio per un approfondimento di storia delle migrazioni, storia del lavoro e storia delle donne e di genere. Non solo, si può considerare il testo come oggetto su cui riflettere per una ricerca di storia delle emozioni.