La condanna di schiavi e marinai
Flagello ineludibile dei viaggi transoceanici, per secoli lo scorbuto è stato la “malattia delle scoperte”. La sua comparsa avveniva dopo alcuni mesi o anche poche settimane dalla partenza e poteva decimare più della metà dell’equipaggio. Chi ne soffriva appariva debole, pigro e malinconico; le gengive si gonfiavano e sanguinavano, i denti cominciavano a cadere, le ossa indebolite si spezzavano e la pelle si ricopriva di piaghe e lividi.
Ma da che cosa è causato lo scorbuto? Si tratta di una condizione dovuta alla prolungata carenza di vitamina C nell’organismo: gli esseri umani non sintetizzano da sé questa sostanza essenziale per la buona tenuta dei tessuti e degli organi interni; perciò, l’unico modo per garantire un adeguato livello di vitamina C (acido ascorbico) è integrarla nella dieta assumendo frutta e verdura fresche. Ma il regime alimentare a bordo delle navi era tutto fuorché equilibrato: non potendo conservare a lungo gli alimenti, le poche verdure a disposizione erano conservate sott’olio, sott’aceto o sotto forma di zuppe disidratate.
Alla scoperta di un male misterioso

Il medico scozzese James Lind (da Wikimedia Commons)
Nel XVIII secolo le maggiori potenze europee non poterono più evitare il problema dello scorbuto, che ostacolava le loro mire espansionistiche. Medici e scienziati intrapresero così un viaggio lungo e faticoso alla scoperta delle cause e dei rimedi più efficaci, ma le dottrine scientifiche più diffuse all’epoca impedivano che si individuasse la vera natura dello scorbuto. A rendere ancora più complicato il lavoro degli studiosi vi erano numerose pressioni affinché fra tutti gli antiscorbutici in circolazione si privilegiasse il più economico.
A nulla valse l’esperienza di numerosi chirurghi di bordo e capitani, che avevano notato le qualità antiscorbutiche degli agrumi freschi (se ne era accorto anche il medico scozzese James Lind, che nel 1747 aveva condotto il primo trial clinico della storia). Per le autorità delle potenze navali europee era impensabile acquistare grosse quantità di arance e limoni costosi e facilmente deperibili. Era di gran lunga preferibile credere che il malto d’orzo fermentato, molto più economico e facilmente trasportabile, funzionasse altrettanto bene.
Verso l’ignoto
Ammalarsi di scorbuto significava entrare in contatto con luoghi inesplorati sia della mente che del mondo. Infatti, tra gli effetti neurologici della malattia vi sono il danneggiamento degli inibitori sensoriali e la percezione intollerabilmente intensificata dei sensi: i marinai scorbutici sprofondavano in un limbo onirico e incomunicabile fatto di visioni culinarie e nostalgia della madrepatria; sugli equipaggi colpiti dalla malattia calava il buio della ragione e lo sconforto inconsolabile, che si pensava potesse essere alleviato soltanto attraverso il contatto con la terraferma. Stremati dalla malattia, i marinai sbarcavano su terre ignote con lo scopo primario di scoprirne le piante e i cibi dalle proprietà antiscorbutiche.
Per parlare di viaggi non occorre evocare scenari esotici: anche le malattie viaggiano, e quando compaiono per la prima volta nella vita delle comunità umane le colgono sempre impreparate. Per scoprirne le cause, i sintomi e i rimedi occorre intraprendere un lungo percorso tortuoso, costellato da tentativi e vicoli ciechi, brillanti intuizioni e scoperte decisive: un viaggio, appunto, verso l’ignoto.
Qui sotto potete ripercorrere la storia dello scorbuto e scoprire altre piccole curiosità.