La piccola glaciazione
I cambiamenti climatici hanno spesso destabilizzato le civiltà portando carenza di cibo, fame, malattie e disordini. Le epidemie sono spesso apparse in periodi dove si sono verificati sbalzi di temperatura. Dopo una fase relativamente calda durata dal IX al XIV secolo, ci furono ondate di freddo in tutto il mondo per diversi secoli. In India, America Centrale e in diverse zone del Mediterraneo le precipitazioni diventarono incostanti e aumentò l’aridità.

Precipitazioni nella regione del Durango, Messico (da Acuna-Soto, Rodolfo et al. «Megadrought and Megadeath in 16Th Century Mexico»)
Nel Cinquecento ci fu un grave periodo di estrema siccità che colpì il Centroamerica. L’acqua disponibile diminuì e i raccolti diventarono sempre più scarsi. Questi fattori portarono una maggior competizione, aggressività e concentrazione dei roditori, che si spostarono verso i campi e le abitazioni degli indigeni. Il contagio sarebbe avvenuto in questi luoghi attraverso il contatto con gli escrementi degli animali. Nel 1545 la siccità fu interrotta da un breve periodo umido: le migliori condizioni del clima però portarono ad un grande aumento dei vettori dell’infezione, i roditori, aggravando così la diffusione della malattia.
Le epidemie di Cocoliztli
Tra il 1545 e il 1548 una delle peggiori catastrofi della storia umana colpì l’America Centrale. Questa malattia veniva chiamata dalle popolazioni locali “Cocoliztli” (in lingua nahua significava “peste”). In questo breve periodo il morbo uccise tra i 12 e 15 milioni di abitanti dell’area – circa l’80% della popolazione – raggiungendo picchi del 95% in alcune aree. Fu una catastrofe di proporzioni gigantesche. Se pensiamo che la Peste Nera che colpì l’Europa nel ‘300 aveva una mortalità molto inferiore possiamo capire l’entità di questo disastro. Un frate francescano nel 1545 annotò che «i cadaveri ricoprivano le strade e non c’erano abbastanza mani per seppellire i morti».

Il collasso della popolazione nell’area messicana (da Acuna-Soto, Rodolfo et al. «Megadrought and Megadeath in 16Th Century Mexico»)
L’area venne colpita da una seconda violenta ondata dell’epidemia nel 1576. Anche questa volta fu una strage. Tra i 2 e i 2,5 milioni di abitanti morirono, ovvero circa la metà della popolazione che rimaneva all’epoca. Abbiamo una testimonianza di questo periodo: Francisco Hernandez, Proto-Medico del vicereame di Nueva España, descrisse i sintomi con grande accuratezza. I malati di Cocoliztli avevano febbri alte, forte mal di testa, vertigini, lingua nera, urine scure, dissenteria, forti dolori addominali e al torace. Inoltre presentavano grossi noduli, disturbi neurologici e sanguinamento da naso, bocca e occhi. La morte degli sfortunati avveniva in tre o quattro giorni. Il missionario francescano Bernardino de Sahagún nel novembre 1576 scrisse che se l’epidemia fosse continuata per altri tre o quattro mesi, nessun nativo sarebbe sopravvissuto.
Cause e risposte
Che cosa causò questo disastro? L’origine del Cocoliztli è rimasta a lungo un mistero. Gli spagnoli chiamavano la malattia “la grande pestilenza” e nel tempo varie teorie hanno tentato di spiegare cosa fosse. È stato ipotizzato che fosse vaiolo (variola major), alastrim (variola minor), morbillo, dissenteria, polmonite, pleurite o influenza. Allo stesso modo altri hanno indentificato il Cocoliztli come tifo epidemico (con grande diffusione in una popolazione) ed endemico (costantemente presente in una popolazione), febbre maculosa, peste polmonare o febbre gialla. Uno studio del 2018 ha poi scoperto che probabilmente fu la Salmonella enterica subs. enterica sierovariante Paratyphi C a causare l’epidemia. La malattia si presentava con delle febbri emorragiche.
I cambiamenti portati dal dominio spagnolo peggiorarono le misure igieniche della popolazione indigena. Le nuove pratiche agricole e la siccità favorirono lo sviluppo della malattia. Il morbo colpì con intensità molto minore i colonizzatori europei. Questo può provare ulteriormente che il contagio avvenisse soprattutto nei campi. I nativi, sotto il sistema dell’encomienda, lavoravano in modo forzato ed erano scarsamente nutriti e vestiti. Nessuna malattia del Vecchio Mondo conosciuta al tempo corrisponde al Cocoliztli. I cambiamenti avvenuti sotto il dominio spagnolo e gli eventi ecologici portarono alla comparsa di questa nuova epidemia.
Durante il primo secolo di occupazione gli spagnoli costruirono 120 ospedali, mantenuti con le tasse delle comunità indigene. Inizialmente la maggior parte di queste istituzioni offriva assistenza medica soltanto agli europei. Invece gli ordini religiosi dei francescani, agostiniani e benedettini erano famosi per assistere anche i nativi. La loro conversione avveniva anche attraverso la medicina. Così conventi, monasteri, collegi ed ospedali diventarono i luoghi di produzione e circolazione di conoscenze mediche, con scambi di pratiche di origini europee, native e africane.