La morte di Napoleone
La disfatta nella Campagna di Russia aveva mostrato al mondo che Napoleone non era più invincibile. La Grande Armée era tornata a Parigi dopo aver perso più di 500.000 uomini, il dominio francese sull’Europa sembrava dare segni della sua fine.
Nel primo mattino del 21 febbraio 1814 un uomo bussò alla porta dello Ship Inn a Dover (Inghilterra), portava delle notizie importanti e doveva mandare un messaggio al viceammiraglio Foley. L’uomo indossava un cappotto militare grigio sopra alla giacca dell’uniforme rossa da ufficiale con una grande stella sul petto. Si sedette nella locanda e scrisse una lettera all’ammiraglio: gli alleati avevano ottenuto la vittoria finale, Napoleone era morto e la vittoria era imminente. L’autore si firmò come tenente colonnello R. Du Bourg, Aide-de-Camp di Lord Cathcart, ambasciatore britannico in Russia. L’uomo inviò un postino con la lettera all’ammiraglio e si diresse verso Londra.
Durante il suo viaggio si impegnò per diffondere la clamorosa notizia, dando a stallieri e cocchieri dei napoleoni d’oro per il loro aiuto. Arrivato nella periferia di Londra, andò alla casa di Lord Cochrane, famoso eroe di guerra e membro del Parlamento. Quando il padrone di casa ritornò, il colonnello gli chiese di essere imbarcato per l’America a causa dei suoi debiti. Questo non fu possibile perché era necessaria l’autorizzazione da parte dell’Ammiragliato. L’uomo così disse di aver bisogno di cambiare la sua uniforme militare con un soprabito da civile, allora Cochrane gli prestò un cappotto e un cappello.
La frode
Le voci sulla morte di Napoleone già circolavano nella capitale e la borsa era in fermento. Il prezzo dei titoli di stato, in particolari le azioni di Omnium, stava salendo a dismisura. A mezzogiorno non era ancora arrivata nessuna notizia ufficiale, ma nel frattempo era avvenuto un fatto bizzarro: una carrozza decorata con foglie d’alloro passò per il centro di Londra, sopra tre ufficiali francesi spargevano fogli con scritto: “Vive le Roi! Vivent les Bourbons!”.
Il giorno seguente, non appena divenne chiara la falsità della notizia, la borsa nominò una commissione d’indagine. Anche il famoso economista David Ricardo era tra i membri. Ben presto si trovarono sei persone che avevano guadagnato ingenti somme vendendo le loro azioni nel giorno della fake news, la maggior parte acquistate nella settimana precedente. Andrew Cochrane-Johnstone aveva guadagnato £ 510.000 vendendo azioni di Consols e Omnium, Richard Butt £ 392.000; Thomas Cochrane aveva venduto tutte le sue azioni Omnium per un valore per £ 139.000. II comitato poi individuò dei giocatori in borsa che si erano travestiti da ufficiali francesi.
Il comitato offrì una ricompensa per l’arresto di Du Bourg e presto un informatore anonimo rivelò la vera identità dell’uomo. Si trattava di Charles Random De Berenger ed era stato visto entrare nella casa di Cochrane proprio il giorno della bufala. L’uniforme rossa venne ritrovata nel Tamigi. Fu poi identificata da un sarto come quella che aveva venduto allo stesso De Berenger, nel frattempo arrestato in Scozia.
Il processo
Il 20 aprile i giornali annunciarono che gli indagati sarebbero stati accusati di aver cospirato illegalmente con false notizie provocando così un aumento nel prezzo dei fondi pubblici del governo. Il processo iniziò l’8 giugno in un’aula affollata di spettatori. Il Giudice capo della Corte Superiore di Giustizia, Lord Ellenborough, si concentrò su un elemento fondamentale: il colore dell’uniforme indossata da De Berenger. Cochrane aveva giurato che l’uomo si fosse presentato a casa sua con un’uniforme verde da tiratore scelto. Invece un testimone chiave dell’accusa, il cocchiere che aveva portato De Berenger alla casa, affermò che indossava un’uniforme rossa.
Quando l’ex eroe di guerra presentò nuove prove, queste erano inammissibili perché suo zio e un altro cospiratore erano nel frattempo scappati dal paese. Il 20 giugno gli imputati comparvero di fronte alla giuria e il giorno successivo fu emessa la condanna. Tutti vennero condannati a 12 mesi di carcere. Cochrane e Butt ricevettero una multa di £ 1000 e lo stesso Cochrane e De Berenger dovevano essere messi alla gogna per un’ora.

Caricatura di Lord Cochrane fatta poco dopo la sua condanna.
Il lato sinistro dell’immagine lo raffigura come un’eroe della marina, il lato destro come un civile caduto in disgrazia all’interno delle mura della prigione di King’s Bench (da Wikimedia Commons).

“Osservazioni sul caso di Lord Cochrane e sulla sua lettera a Lord Ellenborough” di J. Butler, 1815 (da Internet Archive).
Cochrane era colpevole?
Lord Cochrane era un eroe di guerra e per le sue azioni aveva ricevuto la nomina a cavaliere dell’Order of the Bath. In Parlamento le sue critiche sulla conduzione della guerra e la corruzione gli avevano creato dei nemici potenti. A differenza di altri congiurati lui non aveva debiti e viveva in condizioni economiche molto agiate. Lui pagò il prezzo più alto: la sua carriera politica venne stroncata e perse il suo posto di ufficiale nella Royal Navy. Così si trovò senza il lavoro che gli aveva dato fama e che gli dava di ciò che vivere. Venne poi espulso dall’Order of the Bath con un rituale umiliante: il suo stemma fu strappato dalla cappella di Enrico VII a Westminster e fu buttato giù dai gradini mentre veniva preso a calci.
Ci furono molte controversie legate al suo caso all’epoca e per gli anni seguenti. Lord Cochrane accusò Lord Ellenborough della motivazione politica del suo processo. Per anni visse lontano dalla madrepatria combattendo nelle guerre di indipendenza di Cile, Perù, Brasile e Grecia. Nel 1832 venne graziato e fu reintegrato nella marina, ma rifiutò di prendere servizio attivo fino a quando nel 1847 la regina Vittoria gli conferì nuovamente il titolo dell’ordine. Quando nel 1860 morì e fu sepolto a Westminster, nessun rappresentante del Governo o della famiglia reale si presentò al suo funerale.
Nel corso degli anni diversi avvocati di alto rango criticarono la conduzione del processo e ritennero che Cochrane non fosse colpevole. La fake news della morte di Napoleone non fu un processo senza vittime (oltre allo stesso Cochrane). Quel giorno erano state comprate delle azioni per enti di beneficienza pubblici, orfani e altri dipendenti. I prezzi gonfiati crearono anche un danno alla comunità intera.