Dagli anni Quaranta del Novecento, in Italia, lo slogan del comunista mangiabambini è stato utilizzato da alcuni partiti italiani all’interno della loro propaganda anticomunista. Non tutti conoscono in che modo questa inquietante diceria sia nata e si sia diffusa nel tempo. Ma soprattutto, che cos’ha di vero questa leggenda?
Le radici storiche della fake news
Nella prima metà del XX secolo, due gravi ondate di carestia pervadono l’Unione Sovietica. Negli anni 1921-1922, i danni provocati dalla Grande Guerra, gli scontri della Rivoluzione russa e un’ondata di siccità, causarono circa 7 milioni di vittime. Nella seconda ondata degli anni 1932-1933, in Ucraina e Kazakistan, la collettivizzazione delle terre e la requisizione dei cereali volute da Stalin portarono alla morte di oltre 4 milioni di persone. In entrambe le situazioni si registrarono diversi episodi di cannibalismo. Le vittime principali di questa macabra pratica furono proprio i bambini. La loro carne veniva venduta come quella di animale. All’interno di questo scenario inquietante ma vero, inizia il viaggio della notizia.

Il cannibalismo in Brasile, 1557 (da Wikimedia Commons)
La nascita della leggenda nella Repubblica di Salò
In Italia, già negli anni Trenta, i fascisti furono i primi a rendere noti gli episodi di cannibalismo in Russia. Tuttavia, la stampa mussoliniana non esitò a distorcere e ingigantire le notizie con lo scopo di alimentare il sentimento anticomunista. Nel corso della Seconda guerra mondiale, i fascisti cercarono di riacquistare il consenso perduto grazie alla propaganda contro il nemico. Nel dicembre 1943 infatti, la stampa della Repubblica di Salò inventò la notizia che molti bambini italiani fossero imbarcati su navi straniere e deportati in Unione Sovietica. Lo scopo principale fu quello di attaccare il nemico comunista e denunciarlo come essere malvagio. Oltre a questo, i fascisti cercarono di screditare gli anglo-americani, colpevoli di aver consentito la deportazione dei bambini in URSS. Non solo, la stampa di Salò fece circolare la notizia inventata secondo la quale il Re Vittorio Emanuele III avrebbe consegnato il Collare dell’Annunziata (massima onorificenza sabauda) a Stalin per aver salvato migliaia di bambini siciliani. Attraverso articoli di giornale, manifesti e locandine, i fascisti costruirono il mito del comunista divoratore di bambini. Di grande impatto furono i disegni realizzati dai famosi fumettisti Walter Molino e Luigi Boccasile tra il 1943 e il 1944. Il cannibale bolscevico entrò dunque nell’immaginario collettivo venendo rappresentato come un orco spietato.
La propaganda della DC nel dopoguerra
Il viaggio della fake news in Italia prosegue anche dopo la Seconda Guerra Mondiale. A causa del conflitto civile che investì la penisola italiana dal 1943 al 1945, numerosi bambini rimasero orfani o privi di mezzi di sussistenza. I partiti di sinistra organizzarono i cosiddetti treni della felicità per trasferire i bambini più bisognosi nelle aree meno colpite dai bombardamenti e dagli scontri armati della guerra. Una delle regioni in cui arrivò un gran numero di bambini fu l’Emilia-Romagna: area in cui c’era un’alta presenza di comunisti. Per questi motivi i cattolici interpretarono questi trasferimenti come una deportazione. Infatti, si diffuse il timore che quei bambini trasferiti potessero essere educati dalle famiglie ospitanti con principi comunisti. L’ateismo e la tolleranza nei confronti della pratica dell’aborto su tutti, sarebbero risultati delle vere e proprie offese verso la morale cattolica.
In occasione delle elezioni politiche del 1948, l’ala democristiana affidò la diffusione della propaganda anticomunista ai Comitati Civici. Queste organizzazioni pubblicarono molti manifesti in cui si accusavano i comunisti di essere creature capaci di portar via i figli dalle braccia delle madri. Il sacro valore della famiglia cristiana era dunque minacciato da quest’orrida figura, entrata ormai nell’immaginario collettivo. Durante gli anni della Guerra fredda, il partito democristiano non perse l’occasione di utilizzare questa immagine per attaccare il nemico politico numero uno: il comunista.

Manifesto della Democrazia cristiana, 1948 (da Internet Archive)
Il mito ai giorni nostri
La diceria del comunista mangiabambini è arrivata fino ai giorni nostri. Ancora oggi, seppur molto spesso in maniera metaforica, capita di leggere sui giornali o di sentire alla televisione l’utilizzo di questa espressione.
In Italia, oltre ai fascisti e ai democristiani, chi si è servito di questa leggenda sono stati Silvio Berlusconi e il suo partito di centrodestra. Il Cavaliere negli ultimi decenni ha dimostrato il suo rifiuto verso l’ideologia comunista e non ha rinunciato a dimostrarlo pubblicamente. In alcune interviste e dichiarazioni rilasciate ai giornalisti italiani, il presidente del partito di Forza Italia ha utilizzato la figura del comunista mangiabambini all’interno del suo linguaggio della comunicazione politica, suscitando non poche polemiche.
In conclusione, si è notato come la figura del comunista cannibale tragga origine da episodi realmente accaduti. Tuttavia, questi ultimi si sono registrati all’interno di alcune singole situazioni di estrema emergenza ed è evidente come non si possa sostenere l’idea secondo la quale tutti i comunisti si cibino di bambini. Le generalizzazioni e la strumentalizzazione delle notizie in chiave anticomunista hanno contribuito al viaggio della falsa notizia in Italia.
Di seguito un contenuto per visualizzare le immagini e i manifesti raffiguranti la figura del comunista cannibale nella propaganda politica italiana.
(Attenzione! Il seguente contenuto contiene immagini forti non adatte ad un pubblico sensibile).
Di seguito un’intervista rilasciata qualche anno fa dallo storico Marco Fincardi, professore di Storia Contemporanea dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nella quale racconta il viaggio della fake news.
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