Nei primi giorni del novembre 2016, con l’America in piena campagna elettorale, in alcuni social network punto di riferimento per le fazioni estremiste dell’alt right americana, iniziarono a circolare delle notizie riguardanti un presunto scandalo che vedeva coinvolti degli affiliati al Partito Democratico. In poche settimane, per via della risonanza mediatica dovuta alle presidenziali, il dibattito in questione divenne un caso d’importanza nazionale in grado di modificare l’esito delle elezioni. Ciò che scaturì da questa vicenda, è la teoria del “Pizzagate”: una fake news americana.
La teoria del “Pizzagate” è infatti uno dei principali esempi di come le fake news abbiano condizionato attivamente parte dell’elettorato prima delle elezioni presidenziali. Essendo uno scandalo chiaramente a fine politico, la parte che venne danneggiata dalla vicenda fu il Partito Democratico allora rappresentato da Hillary Clinton.
Lo svolgersi dei fatti
Nei giorni che precedevano le elezioni, in seguito a dei presunti ritrovamenti di e-mail da parte di alcuni fanatici repubblicani, le quali dovevano provare il coinvolgimento di alti rappresentanti della fazione rivale, e alla pubblicazione nei social networks di tali documenti, le notizie fake iniziarono a circolare. I media parlavano di una rete criminale estesa nel territorio nazionale che gestiva un traffico di esseri umani legato principalmente all’abuso di minori. La tensione creatasi da tale evento portò a diverse manifestazioni di rabbia da parte dei cittadini che, in alcuni casi, sfociarono in atti di violenza contro i responsabili delle violenze. Un evento dalle conseguenze spropositate data la comprovata falsità dello scandalo.
La teoria ha infatti inizio dall’attacco informatico rivolto all’account mail di John Podesta, l’uomo a capo della campagna elettorale di Hillary Clinton. In seguito alla successiva pubblicazione dei dati trafugati, e alla circolazione delle notizie riguardanti le accuse di pedofilia, si verificò un “effetto domino”. Il candidato alla presidenza Repubblicano Donald Trump e il suo entourage, data la scarsa probabilità di successo alle elezioni, non persero l’occasione di sfruttare tali accuse, le quali, è doveroso ripeterlo, erano totalmente prive di fondamento. Oltre agli slogan politici, rivelatesi infine merce da campagna elettorale e al linguaggio aggressivo utilizzato dal Tycoon, ciò che deve far riflettere è la presa di posizione di un esponente politico a favore di una teoria cospirativa.
Ad aggravare la situazione, s’aggiunse la condanna per pedofilia inflitta all’allora membro della Camera dei Rappresentanti dello stato di New York Anthony Weiner, anch’esso Democratico. Questo fatto si rivelò un trampolino di lancio per i fanatici repubblicani, i quali non persero l’occasione di collegare il materiale trafugato dall’account mail, ovvero i presunti messaggi in codice, allo scandalo Weiner.
I fatti che seguirono, data la loro gravità, rappresentano indubbiamente la prova delle conseguenze che una fake news ha la capacità di innescare. In data 4 dicembre 2016, Edgar Welch, uomo di 28 anni originario della Carolina del Nord, si presentò armato di fucile presso il Comet ping pong Restaurant di Washington D.C., uno dei luoghi indicati dai cospiratori in cui sarebbero avvenuti gli abusi. Dopo aver esploso diversi colpi nelle pareti del locale, grazie all’intervento delle forze dell’ordine, l’uomo venne finalmente arrestato.
I risvolti finali
L’attacco al ristorante, fortunatamente, non ebbe particolari conseguenze: non vi furono né morti né feriti. Il fatto verificatosi però, non può che far riflettere sull’entità delle azioni susseguitesi dal momento in cui le notizie iniziarono a circolare. A riprova di quanto detto, infatti, s’aggiunsero le numerose minacce recapitate al proprietario del locale e alle persone che avevano avuto dei contatti con coloro che furono coinvolti nello scandalo. Contro i pronostici, il Partito Repubblicano, dato nettamente in svantaggio, s’impose alle urne con un forte mandato. Data la vicinanza dell’evento con il giorno delle elezioni, svoltesi addì 6 novembre 2016, e l’impossibilità di un’adeguata replica da parte della fazione dei Democratici alle accuse, è lecito pensare che la risonanza dei fatti abbia contribuito notevolmente all’esito politico finale.
Da tale evento emerge che l’unico modo per contenere i danni generati dalle fake news, non solamente politici, ma anche sociali e legati all’incolumità delle persone coinvolte, è proprio quello di contribuire a fare emergere la verità attraverso un’attenta analisi dei fatti. Evitando di fondare la propria opinione su ciò che non può essere dimostrato con delle prove concrete. L’obiettivo è analizzare i fatti storici e riportarli con la massima cautela e razionalità per non commettere gli stessi errori.