Questo è il modo in cui Italo Calvino, intellettuale di grande impegno culturale, politico e sociale, descrive l’esperienza di trovarsi in un nuovo luogo. Lo scrittore sapeva che tramite il viaggio, anche del pensiero, si possono trovare le risposte ai nostri quesiti, qualunque essi siano.
Ma le risposte provengono sempre dal profondo del nostro animo e bisogna stare attenti a non confonderle con la realtà. Per secoli l’uomo ha messo piede in posti sconosciuti, esotici, raccontando al ritorno di tutte le meraviglie che aveva incontrato sul suo cammino. E quando si tratta di raccontare, di interpretare, la fantasia e il meraviglioso spesso hanno la meglio sui fatti storici.
Nel 2011 Michael B. Charles pubblica il suo articolo The Sassanian immortals, che ci mette di fronte ad uno scenario leggendario, fatto di avventure e scontri epici dell’esercito degli Immortali, corpo d’élite della guardia imperiale del re di Persia. Questo corpo militare era composto da non più di 10.000 unità ed era riservato solo ed esclusivamente alla protezione della stirpe meda o persiana. Già Erodoto raccontò degli Immortali, affermando che alla morte di uno dei soldati questi fosse subito sostituito da un nuovo combattente. Per alcuni studiosi fu proprio questa pratica a dare all’esercito il suo particolare nome.
La loro storia ha affascinato il mondo occidentale per secoli. Uno degli esempi più famosi si trova nel volume Storia della Grande Armée dello scrittore francese Georges Blond (Milano, Rizzoli, 1981), dove si racconta che i soldati della guardia imperiale durante le guerre napoleoniche si fossero attribuiti lo stesso titolo di “immortali”. Quando però si parla di fascinazione, di interpretazione occidentale di una realtà al di là della nostra comprensione, bisogna rimanere attenti per non “peccare” di Orientalismo.
Anche l’ultimo Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, chiamò la sua guardia imperiale con lo stesso nome: Javidan. Fu al termine del suo regno e con l’avvento della rivoluzione iraniana che la storia degli Immortali, a dispetto del loro nome, ebbe fine nel 1979. Si concluse così anche il viaggio di un’immagine che a lungo alimentò le fantasie europee. Il nostro appello invece è un altro: lasciate che la meraviglia alimenti la vostra passione, ma che sia il metodo storico a guidarvi per conoscere ciò che il passato ci può insegnare.